G.A. Sartorio prigioniero a Mauthausen
nei documenti dell'Archivio Centrale dello Stato
Arruolatosi nel Gruppo delle Guardie Volontarie a Cavallo subito dopo l’entrata in guerra dell’Italia e compiuto a Brescia un primo breve periodo di addestramento militare, G. A. Sartorio fu assegnato al comando del VI Corpo di Armata a Cormons.
Il 2 giugno 1915, durante una missione di rilevazione topografica sullo stato di avanzamento delle trincee nemiche sul Podgora, ad esito di uno scontro a fuoco con una pattuglia austriaca fu ferito e fatto prigioniero e successivamente inviato dapprima all’ospedale di Gorizia, quindi in prigionia a Graz e successivamente nel campo di Mauthausen.
Una significativa testimonianza su questa esperienza dell’artista è offerta da un prezioso nucleo di documenti di cui qui si pubblica per la prima volta la copia individuata nell’archivio privato “Alberto Monticone”, che si ringrazia per averne offerto la disponibilità, e conservati in originale presso l’Archivio Centrale dello Stato, che si ringrazia per averne autorizzato la pubblicazione online nell’ambito di questo archivio digitale.
La citazione archivistica dei documenti originali è la seguente: Archivio Centrale dello Stato. Archivi degli organi di governo e amministrativi dello Stato. Presidenza del Consiglio dei Ministri. Prima Guerra Mondiale, busta 99.
Queste carte restituiscono al lettore odierno, oltre ad un’ulteriore conferma della rilevanza di G.A. Sartorio nel panorama culturale ed artistico del suo tempo, anche un suggestivo riflesso della sua personalità e del suo sentimento patriottico.
L’arco cronologico in cui si collocano i documenti va dall’8 marzo 1916 al 26 aprile 1917 e la vicenda che essi narrano riguarda le iniziative per la liberazione di Sartorio dal campo di prigionia di Mauthausen promosse dalla Sottocommissione tecnico-artistica del Monumento a Vittorio Emanuele II, da cui si apprende incidentalmente anche di un singolare episodio di “insubordinazione non premeditata” che valse al tenente Sartorio la condanna “agli arresti semplici per 6 settimane”.
L’artista ottenne la liberazione alla fine del luglio 1917 per intercessione del Pontefice Benedetto XV. Presentò subito domanda al Ministero della Guerra per essere reintegrato nell’Esercito come Ufficiale di Complemento ed a seguito dell’esito negativo di tale istanza volle comunque tornare al fronte come civile per proseguire la sua attività di documentazione pittorica degli scenari di guerra e della durezza delle condizioni di vita al fronte.
A riprova del prestigio culturale e della grande considerazione umana che Sartorio aveva acquisito fra i suoi compagni di prigionia sovviene una lettera che questi gli indirizzarono subito dopo la sua liberazione, perché a loro nome riportasse in Patria “la parola della verità, della giustizia” contro le accuse infamanti espresse nei loro confronti da Gabriele D’Annunzio.
Il testo integrale di questa lettera è annotato in data 2 luglio 1917 nel diario di Francesco Piantelli, pubblicato nel 1925 con il titolo “Un sepolcro ed un’anima. Pagine di un ufficiale prigioniero in Austria. Mauthausen – Somoria – Sigmundsherberg, 1916-1918”, che ha così consentito di tramandarne la memoria.
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